2008-11-12

Da "Intervista a Claudio Bellotti"

Il testo integrale dell'intervista si trova al seguente link
http://www.rifondazionesavona.it/part/viicongresso04.html


"C'è molto formalismo nelle riflessioni proposte sulla nostra sconfitta elettorale. La tesi proposta particolarmente nelle mozioni 1 e 2 è che siamo stati sconfitti fondamentalmente dall'involuzione sociale e culturale, una spiegazione che non rende conto delle nostre responsabilità politiche. Il popolo non ci vota? È colpa del popolo… Se questo è il ragionamento, le autocritiche altisonanti servono a poco e nulla. A nostro avviso una riflessione seria sulla nostra sconfitta elettorale deve necessariamente partire da noi, da quello che abbiamo fatto in questi tre anni seguiti al congresso di Venezia. Il 9 giugno 2007 si è manifestata la nostra rottura con il movimento contro la guerra; il 23 luglio la rottura, decisiva, con i lavoratori. Prima e dopo quelle due date decisive, una grandinata di bocconi amari, con il partito sistematicamente collocato nel posto sbagliato, a difendere un governo indifendibile. È questo che ha dato alla sconfitta il suo carattere devastante: si può perdere dopo aver combattuto, in quel caso si perde forza, ma perlomeno si mantiene il senso della propria battaglia. Qui invece non c'è stata una sconfitta sul campo, ma l'abbandono da parte del partito del terreno di scontro, l'essersi collocati sulla barricata sbagliata. Se non si parte a discutere da qui, saremo condannati a ripetere gli stessi errori.
È poi tragicomico sentire dire che "non avevamo capito" che nell'Unione comandavano Confindustria e Padoa Schioppa, che "non avevamo capito" la forza dell'avversario.

Un gruppo dirigente responsabile di un disastro del genere deve solo andare a casa."

"Il problema dell'unità a sinistra, che peraltro non riguarda solo le forze del defunto Arcobaleno, ma anche altre forze di sinsitra, comprese quelle che si sono scisse dal Prc, può essere posto solo in termini di unità d'azione, con un dibattito trasparente e democratico su piattaforme e battaglie comuni, il cui scopo non sia quello di salvare la faccia o la poltrona a dei dirigenti screditati, ma quelli di creare la mobilitazione più ampia e forte possibile contro la destra.
Se in futuro questo approccio si intersecherà con una ripresa dei movimenti di lotta, allora sì che potrebbero aprirsi scenari credibili di unità sulla base di posizioni realmente antagoniste che seppelliscano una volta per tutte il governismo e il moderatismo che ci hanno portati fin qui"


"Il Partito democratico è un'espresssione diretta del grande capitale e sarebbe ora che lo capissero tutti. Sulla politica economica sono più liberisti della destra, sui diritti inseguono le peggiori spinte xenofobe (quando non sono loro stessi a scatenare le campagne razziste, si vedano i sindaci del Pd). Chi parla di dialogo col Pd dovrebbe indicare un solo terreno sul quale questo sia possibile. Chi sogna che nel Pd possa nascere una "sinistra" con la quale fare fronte vive in un altro pianeta.
Dobbiamo tagliare definitivamente questo guinzaglio, il che significa rompere anche nelle amministrazioni locali dove continuamo a subire le stesse politiche che abbiamo subìto col governo Prodi. Solo così potremo recuperare una effettiva autonomia politica, altrimenti saremo sempre un satellite del Pd, destinati a spaccarci e a entrare in crisi ogni volta che si pone il problema del "voto utile" o del "fermare la destra", che peraltro come si è ampiamente dimostrato non solo non viene arginata dalle alleanze come l'Unione, ma se ne avvantaggia per poi ripresentarsi più prepotente e arrogante che mai."



Nessun commento: