2008-11-22

Il PRC Reggio Calabria NON ha partecipato ai GAP (Gruppi di Acquisto Popolari), purtroppo...

Quella che ha visto impegnati alcuni (quattro) compagni nel distribuire il pane al prezzo di un euro al kilo, presso il mercatino di largo Botteghelle (Reggio Calabria) nella mattina del 21-11-2008, NON è, come hanno scritto i giornali, un iniziativa promossa anche dal PRC di Reggio Calabria...
I compagni Omar Minniti, Danilo Barreca, Giuseppe Canale e Antonio Larosa hanno agito di propria iniziativa. Infatti non hanno avvisato gli altri compagni della federazione e non hanno preventivamente discusso dell'iniziativa con il Comitato Politico Federale, come invece avrebbero DOVUTO fare se intendevano dare un carattere ufficiale alla loro azione.
Bisogna dare atto ai summenzionati compagni che il loro tentativo di strumentalizzazione dell'immagine del partito può dirsi *quasi* BEN RIUSCITO.
Certamente un azione così indegna non si addice a degli uomini che ricoprono incarichi di responsabilità in un partito e nella società.
Il comportamento dei nostri compagni in questo caso NON è assolutamente compatibile con i valori etici e morali del comunismo.
Prima di fare un iniziativa così importante e di sicuro impatto mediatico bisogna quantomeno informare i compagni dei circoli ed invitarli a partecipare.
Il protagonismo non si addice a questo partito.
Ogni volta che qualcuno vorra usare il partito per scopi personali, per soddisfare le proprie manie di protagonismo, come hanno fatto codesti soggetti, troveranno qualcuno pronto a denunciare pubblicamente i loro vili tentativi di strumentalizzazione e i loro tentativi di abuso della credulità popolare.
Il partito della Rifondazione Comunista ha delle norme interne che regolano la convivenza civile e la partecipazione degli iscritti ai suoi processi decisionali ed operativi. Chi non rispetta queste comuni norme, dettate anche dal buon senso e dalla buona cultura, non è degno di stare in questo partito.

Luca Fontana
PRC Pellaro

2008-11-12

Da "Intervista a Claudio Bellotti"

Il testo integrale dell'intervista si trova al seguente link
http://www.rifondazionesavona.it/part/viicongresso04.html


"C'è molto formalismo nelle riflessioni proposte sulla nostra sconfitta elettorale. La tesi proposta particolarmente nelle mozioni 1 e 2 è che siamo stati sconfitti fondamentalmente dall'involuzione sociale e culturale, una spiegazione che non rende conto delle nostre responsabilità politiche. Il popolo non ci vota? È colpa del popolo… Se questo è il ragionamento, le autocritiche altisonanti servono a poco e nulla. A nostro avviso una riflessione seria sulla nostra sconfitta elettorale deve necessariamente partire da noi, da quello che abbiamo fatto in questi tre anni seguiti al congresso di Venezia. Il 9 giugno 2007 si è manifestata la nostra rottura con il movimento contro la guerra; il 23 luglio la rottura, decisiva, con i lavoratori. Prima e dopo quelle due date decisive, una grandinata di bocconi amari, con il partito sistematicamente collocato nel posto sbagliato, a difendere un governo indifendibile. È questo che ha dato alla sconfitta il suo carattere devastante: si può perdere dopo aver combattuto, in quel caso si perde forza, ma perlomeno si mantiene il senso della propria battaglia. Qui invece non c'è stata una sconfitta sul campo, ma l'abbandono da parte del partito del terreno di scontro, l'essersi collocati sulla barricata sbagliata. Se non si parte a discutere da qui, saremo condannati a ripetere gli stessi errori.
È poi tragicomico sentire dire che "non avevamo capito" che nell'Unione comandavano Confindustria e Padoa Schioppa, che "non avevamo capito" la forza dell'avversario.

Un gruppo dirigente responsabile di un disastro del genere deve solo andare a casa."

"Il problema dell'unità a sinistra, che peraltro non riguarda solo le forze del defunto Arcobaleno, ma anche altre forze di sinsitra, comprese quelle che si sono scisse dal Prc, può essere posto solo in termini di unità d'azione, con un dibattito trasparente e democratico su piattaforme e battaglie comuni, il cui scopo non sia quello di salvare la faccia o la poltrona a dei dirigenti screditati, ma quelli di creare la mobilitazione più ampia e forte possibile contro la destra.
Se in futuro questo approccio si intersecherà con una ripresa dei movimenti di lotta, allora sì che potrebbero aprirsi scenari credibili di unità sulla base di posizioni realmente antagoniste che seppelliscano una volta per tutte il governismo e il moderatismo che ci hanno portati fin qui"


"Il Partito democratico è un'espresssione diretta del grande capitale e sarebbe ora che lo capissero tutti. Sulla politica economica sono più liberisti della destra, sui diritti inseguono le peggiori spinte xenofobe (quando non sono loro stessi a scatenare le campagne razziste, si vedano i sindaci del Pd). Chi parla di dialogo col Pd dovrebbe indicare un solo terreno sul quale questo sia possibile. Chi sogna che nel Pd possa nascere una "sinistra" con la quale fare fronte vive in un altro pianeta.
Dobbiamo tagliare definitivamente questo guinzaglio, il che significa rompere anche nelle amministrazioni locali dove continuamo a subire le stesse politiche che abbiamo subìto col governo Prodi. Solo così potremo recuperare una effettiva autonomia politica, altrimenti saremo sempre un satellite del Pd, destinati a spaccarci e a entrare in crisi ogni volta che si pone il problema del "voto utile" o del "fermare la destra", che peraltro come si è ampiamente dimostrato non solo non viene arginata dalle alleanze come l'Unione, ma se ne avvantaggia per poi ripresentarsi più prepotente e arrogante che mai."



2008-10-23

Fumo passivo: quando la scienza rottame diventa legge

Siete proprio sicuri che il fumo provoca il cancro?
Dai dossier di Forces.org ecco la verità su alcune delle tante manipolazioni mediatiche attuate dai governi criminali di tutto il mondo.

http://www.forcesitaly.org/italy/rubr5/denun.htm

http://www.forcesitaly.org/italy/evidenza/corso_per_principianti/pre_introduzione.htm

http://www.forcesitaly.org/italy/files/rwjfint.htm

2008-09-16

Dichiarazione politica del circolo di Pellaro

In seguito ai recenti avvenimenti che hanno coinvolto il nostro partito (a partire dalle elezioni politiche di Aprile 2008 fino al congresso nazionale di Chianciano), che ci hanno indotto a riflettere, riteniamo che sia emersa una verità attualmente incontestabile della quale, anche se un po' in ritardo, prendiamo definitivamente atto: che il progetto strategico di amalgamare le forze della sinistra tramite la convergenza di alcuni partiti in un unico soggetto politico, operazione che si può definire come “processo costituente”, si è rivelato essere un idea fallimentare, ampiamente bocciata dagli elettori e i partiti ne hanno subito gravissimi danni.
Anche noi del circolo di Pellaro, come molti altri ci siamo sforzati di credere in quest'idea pur affascinante per certi aspetti, ma da questa esperienza non possiamo far altro che trarre la storica lezione che non si può rinunciare, nella forma e nella sostanza, alle proprie tradizioni identitarie senza perdere consensi, che non fanno altro che andare ad esprimersi verso altri soggetti politici.
Pertanto dichiariamo che non siamo più disposti a riprendere in considerazione quest'idea; che non intendiamo assolutamente partecipare ad un qualsiasi movimento o corrente ideologica in seno al partito che persegua ostinatamente questo progetto ma che ci impegniamo a sostenere qualsiasi iniziativa che riterremo in linea con il documento politico approvato dal Congresso di Chianciano denominato “Ricominciamo: Una Svolta a Sinistra”.
Cercheremo però di dimostrarci equilibrati nell'essere contemporaneamente “tolleranti ma non accondiscendenti” con chi, pur stando con noi in questo partito, non condividerà la nostra scelta di posizione.
Chiaramente non possiamo che condannare politicamente coloro che insistono nel riproporre un'idea già verificata e che in questo momento rappresentano di fatto un vero e proprio “movimento dissidente” rispetto al partito di Rifondazione Comunista, peraltro condannabile statutariamente.
Tuttavia siamo mentalmente aperti all'ipotesi della creazione di una “confederazione” dei partiti “comunisti” dove ognuno mantiene la propria autonomia e la propria identità storica e culturale.

"Intervista ad Alan Woods"


[Il problema è che se questi movimenti si limitano ad essere semplicemente movimenti di protesta non potranno mai sradicare la radice reale dei problemi. La radice dei problemi è l’esistenza del sistema capitalista. Non nego quindi l’importanza di questi movimenti, però se non riusciranno ad individuare la radice reale del problema, ossia che stiamo lottando contro un sistema socio economico ingiusto e sfruttatore, tutti gli sforzi di questi movimenti non porteranno a nessuna conclusione concreta. Il mio scopo e quello dei marxisti è far capire la necessità, ai giovani, ai contadini, agli operai, alle donne e a tutti gli emarginati del mondo, di unire le loro forze per lottare contro i due grandi nemici principali che sono l’imperialismo e il capitalismo. Una volta che otterremo questo realmente il trionfo sarà garantito.]

[Qual è il problema di fondo? Il problema è uno soltanto, non solo in Venezuela ma in tutta l’America Latina, in Bolivia, in Messico includerei anche l’Italia e l’Europa in generale, ed è un problema di direzione. Mi spiego meglio, le masse hanno dimostrato largamente il loro desiderio di cambiare la società e il loro desiderio di lotta, però nonostante abbiano tutta la ragione del mondo gli manca il veicolo per attuare: un partito rivoluzionario.]

[Qual è il problema? Se i partiti socialisti del mondo fossero realmente un partito socialista non ci sarebbero problemi, il problema è invece l’assenza di un partito socialista reale.]


2008-08-10

L'invenzione delle Foibe

"Chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato". George Orwell

"la storiografia del '900 italiano è tutta da riscrivere"

"la vicenda delle foibe dopo l'entrata dei partigiani jugoslavi a Trieste è ristretta a decine di casi, e non a migliaia come deciso dalla verità mediale, è episodica e non ha i caratteri ne' qualitativi ne' quantitativi della pulizia etnica pianificata (ci sono infoibati per pure vendette personali ad esempio)."

"C'è da chiedersi come sia avvenuto tutto questo, come sia potuto accadere che si sia potuto, non tanto cambiare interpretazione sui fatti, ma produrre una vera e propria storia parallela di questo paese che è diventata verità istituzionale e indiscussa. Tanto che l'attenzione mediale, ma anche la didattica nelle scuole, al 10 febbraio è persino superiore a quella nei confronri 25 aprile. E tutto attorno a migliaia di infoibati che, fortunatamente, non sono mai stati tali."

"eppure leggi di esponenti verdi che parlano di "pulizia etnica" dei "comunisti" come se fosse successo davvero, per non parlare del presidente della Camera che qualche mese fa ha tenuto un convegno dove, equiparando i gulag a questo fenomeno mai esistito in questi termini, neanche si è soffermato un attimo sulle fonti documentarie."

http://www.pasti.org/foibets.html


(fonte: senzasoste.it)

2008-08-07

"La fabbrica del falso" un libro di Vladimiro Giacchè

Vai all'articolo completo

"Come si può quindi notare l'accusa di falso nel dibattito pubblico contemporaneo non prevede tanto la confutazione del regime di verità di chi la pensa diversamente da noi ma la sua completa soppressione, in nome della lotta al "totalitarismo", e il confinamento al silenzio politico. A differenza del dibattito scientifico contemporaneo, dove il falso è un'ipotesi grossolana in una miriade di verità tra loro alternative e ben strutturate, quello politico in Italia prevede l'annicchilimento dell'avversario verso il quale l'accusa di falso rappresenta non il momento di una ricerca della verità ma quello del tentativo della riduzione a silenzio".

"Meno sembrano averlo capito coloro che parlano di "ripartire dal basso" nelle strategie di ricomposizione politica senza rendersi conto che in basso ci sono il televisore e il cellulare, c'è la postazione internet. E mentre la retorica del ritorno della politica alla strada parla di una dimensione che ormai è attraversata solo dal traffico automobilistico, là dove si svolge la vera battaglia dei contenuti e delle piattaforme tecnologiche di comunicazione, ovvero l'abitazione, è terra sostanzialmente lontana dalla politica di movimento".

(Cit. di nique la police per Senza Soste.it)